jueves, 11 de diciembre de 2008

LEZIONE n. 8: POLITICA, ECONOMÍA, ECOLOGIA...(lezione straordinaria)

(Martedí, 11.12.08)/Aula XXVII 1ª Ora: 8,30 – 10,05 2ª Ora: 09,20 – 10,05
MLC1006 Politica, economia, ecologia: forme di sviluppo e ruolo della Chiesa.


2.4 Il vangelo della Vita predicato da Gesù

Possiamo affermare che Gesù sia stato un uomo al servizio della vita? Abbiamo diversi dati evangelici in cui notiamo la premura di Gesù nel voler comunicare la sua vita e nel diventare lui stesso uno che serve alla vita.

Lo vediamo avvicinarsi al cieco nel cammino (cfr. Mc 10,46-52), quando restituisce dignità alla samaritana (cfr. Gv 4,7-26), quando sana i malati (cfr. Mt 11,2-6), quando alimenta il popolo affamato (cfr. Mc 6,30-44), quando libera gli indemoniati (cfr. Mc 5,1-20). Nel suo Regno di vita c’è posto per tutti: mangia e beve con i peccatori (cfr. Mc 2,16), senza importargli l’essere chiamato mangione e ubriacone (cfr. Mt 11,19); tocca i lebbrosi (cfr. Lc 5,13), lascia che una prostituta unga i suoi piedi (cfr. Lc 7,36-50), invita Nicodemo a nascere di nuovo (cfr. Gv 3, 1-15).

Cosa intendiamo quando diciamo “vita”? Cosa significa “vivere”?
Una delle famose frasi di Gesù è quella in cui afferma «Io sono la via e la verità e la vita» (Gv 14,6).

Il racconto della Genesi rimanda l’origine della vita ad un soffio divino: «allora il Signore Dio modellò l’uomo con la polvere del terreno e soffiò nelle sue narici un alito di vita; così l’uomo divenne un essere vivente» (Gn 2,7). Invece l’origine dell’uomo nuovo in Cristo fa riferimento ad un soffio, non nel senso del racconto mitico della creazione ma in quello del credere e della comunicazione del vangelo nella dimensione della risurrezione: «Poi disse di nuovo: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, così io mando voi. Detto ciò, soffiò su di loro e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo: a chi rimettete i peccati, sono loro rimessi; a chi li ritenete, sono ritenuti» (Gv 20,21-23).

Sia nella Genesi che nel vangelo di Giovanni, la vita è qualcosa di ricevuto, non dato da sé. Inoltre, nel secondo senso quello dei credenti in Cristo, la vita è legata al dono dello Spirito e consiste in donazione agli altri nella predicazione e nella testimonianza.

Ma nel comunicare il soffio di vita, Dio alle origini, e Gesù nel tempo della predicazione evangelica, fanno diventare l’uomo responsabile delle sue azioni.

In una prima analisi la vita è una forma specifica di realtà, diversa di quella dell’astro o di una pietra. La vita è una forma di realtà e di essere nella realtà. Un elemento minerale non ha la capacità di prendere coscienza del sistema complesso in cui si trova, l’uomo invece può farlo.

La nota specifica dei viventi allora è un essere sé stessi, un autós. L’essere viventi, soprattutto negli animali intelligenti, è un auto possedersi e tutto il corso della vita acquista modi diversi di auto possedersi. Quando noi diciamo la parola animale, ciò che intendiamo è che un essere possiede un’anima, l’uomo è un animale, e come tutti gli animali l’uomo sente, e sentire è avere delle impressioni. Anche gli animali non-razionali hanno delle impressioni, ma l’uomo ha l’intelligenza. Mentre gli animali percepiscono i contenuti della percezione, l’uomo è capace anche de distinguere l’alterità, cioè l’origine del contenuto percepito. L’uomo non vede soltanto delle cose ma anche la loro complessità.

Il punto a cui vogliamo arrivare è che, secondo queste generali definizioni l’uomo non può essere ridotto a cosa, senza danneggiare gravemente la sua natura. Quando la mentalità tecnico-industriale della modernità vede l’uomo come merce, come prodotto, non sta rispettando la complessità e la visione totale dell’uomo.

Come avverte Gogarten, il grande paradosso della modernità tecnico-industriale è avere ridotto l’uomo a oggetto, per questo pone un problema. Secondo questa mentalità c’è posto per l’uomo in questo mondo? Ma quale uomo? Naturalmente l’uomo “oggetto”. Quindi l’uomo vero, cioè quello totale e complesso nella sua integrità non trova posto in questo mondo. Di conseguenza lo specialista delle diverse discipline non ha diritto di parlare dell’uomo senza dirci di quale uomo sta parlando se quello totale o quello oggetto del suo studio.

Qual è il problema, dice Gogarten? Il problema è che il Dio dell’uomo oggetto è, anche esso, per forza di logica, un Dio-oggetto. Perché nella mentalità moderna non c’è posto per nessuna realtà che non sia oggetto di studio e di analisi. E se non può essere oggettivabile non può nemmeno esistere.

Ma possiamo giungere, conclude Gogarten, ad un pensiero differente —un pensiero cioè che non finisca in un solo mondo di oggetti— soltanto esponendoci alla questione sull’uomo, come oggi viene posta con estrema urgenza. Ed essa viene posta proprio nel trionfo del mondo degli oggetti sull’uomo, il quale vuole però essere soltanto uomo e può resistere soltanto nel caso che non sia più soltanto materiale in un mondo di specialisti ed esperti.

In altre parole, l’uomo non è responsabile di questo mondo soltanto nel senso di essere responsabile delle cose che esso contiene, ma poiché vivente, e anche persona (io), lui deve rispondere in prima persona, del suo essere uomo, perché solo nella sua risposta si può parlare di vera re-sponsabilità.

Diverse dimensioni della vita in Cristo
Gesù Cristo è pienezza di vita che eleva la condizione umana ad una condizione divina per la sua gloria. In Gv 10:10 noi possiamo leggere: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l' abbiano in sovrabbondanza». La sua amicizia dunque non ci chiede di rinunciare ai nostri aneliti di pienezza vitale, perché lui ama la nostra felicità nel modo in cui noi la viviamo in questa terra. Noi possiamo essere sicuri che Dio ha creato tutto non per lo sfruttamento meschino ma perché noi possiamo godere nei frutti del creato: « Ai ricchi di questo mondo raccomanda di non essere orgogliosi, né di riporre le loro speranze nell’instabilità della ricchezza, ma in Dio che ci provvide abbondantemente di tutto perché ne possiamo godere» (1Tm 6, 17).
La vita di Gesù però tocca l’essere umano intero e sviluppa pienamente l’esistenza umana: nella dimensione personale, familiare, sociale e culturale. Ma per riuscire ad essere toccati da Gesù ci vuole un cambiamento nel nostro modo di contemplare la realtà, un cambiamento proprio nella nostra vita. Facendo così Gesù diventerebbe il Vivente che cammina accanto a noi, scoprendoci il senso degli avvenimenti, il dolore e la morte, l’allegria e la festa.
Ma il consumismo edonista e individualistico, che intende la vita in funzione del piacere immediato e senza limiti, oscura il senso della vita e produce il suo degrado. La vitalità che Cristo offre ci invita ad ampliare i nostri orizzonti, a riconoscere che abbracciando la croce quotidiana, entriamo nella dimensione più profonda dell’esistenza. Gesù ci previene sull’accumulazione inutile: «Non vi affannate ad accumulare tesori sulla terra» (Mt 6,19), oppure quell’altro passaggio in cui dice, «che giovamento avrà l’uomo se, avendo conquistato tutto il mondo, è danneggiato poi nella sua vita?» (Mt 16,26). Partecipar alla vita nuova in Cristo è partecipare alla vita di amore in Dio Uno e Trino. Quando siamo nati inizia la nostra partecipazione alla condizione creaturale, che poi diventa appartenenza esplicita tramite il battesimo e, infine, culmina con la risurrezione.



Al servizio di una vita piena per tutti
Ora, noi troviamo nel mondo delle situazioni che vanno contro la vita: uomini e donne abbandonati, esclusi, ignorati, lasciati soffrire nel dolore e nella miseria. Ecco allora che noi siamo chiamati a optare per una cultura di vita. Il regno predicato da Gesù è un regno di vita, è quindi incompatibile con queste situazioni umane. Se noi chiudiamo gli occhi a queste situazioni siamo anche noi promotori della cultura di morte; bisogna ricordare a questo punto le parole di 1Gv 3,14: «Noi sappiamo di essere passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte». Partecipare alla vita in Cristo significa allora partecipare nella costruzione di un mondo più giusto.

La vita allora diventa piena solo se sviluppata nella giustizia e nella comunione fraterna. Lottare per una vita più degna secondo il disegno di Dio è un imperativo per noi. Sia il magistero sociale della chiesa, come la teologia, in particolare quella del Terzo Mondo, ci dicono che non possiamo concepire una visione cristiana senza un dinamismo di liberazione integrale, di umanizzazione, di riconciliazione e di inserzione sociale.
La vita si rinforza quando si donna e si indebolisce quando la viviamo egoisticamente, nell’isolamento sociale. Quelli che vivono più felici sono quelli che si stanno donando continuamente agli altri. Lo stesso Gesù parlava dell’importanza di condividere la propria vita: « Chi ama la propria vita, la perde, e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna» (Gv 12,25). Qui troviamo uno dei principi fondamentali della missione cristiana, il vangelo diventa vita in donazione totale.

1 comentario:

Alejandro dijo...

Juan:
Espero comunicarme contigo, es urgente.
Alejandro Cubías

alejandrocubias@gamail.com

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