lunes, 6 de octubre de 2008

LEZIONE N. 1: POLITICA, ECONOMIA, ECOLOGIA: FORME DI SVILUPPO E RUOLO DELLA CHIESA

LEZIONE Nº 1

(07.10.08) Aula XXVII
3ª Ora: 10,20 – 11,05/4ª Ora: 11,10 – 11,55

QUESTIONI PRELIMINARI

Dati professore
Juan CHOPIN (San Vicente - EL SALVADOR, C.A .)blog (http://misiologiachopin.blogspot.com), e-mail (portillo277@hotmail.com).

Gli obiettivi del corso sono: (1) Presentare una lettura integrale della salvezza, nel senso di GS n. 1: Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore; (2) Fare una lettura ecumenica dei temi in questione: Uppsala 1968; (3) Introdurre le prospettive che questi temi hanno nel dibattito teologico attuale.


Contenuti: Il corso presenta il posto che temi quali la politica, la pace, la giustizia, ecologia hanno avuto nella teologia cattolica e protestante; inoltre è analizzato il posto che hanno nei documenti ecumenici e nella dottrina sociale della chiesa; infine, vengono presentate le sfide che questi temi pongono alla missione oggi.


PROGRAMMA

Introduzione
a) Due punti di riferimento: Gaudium et Spes (1965) e Uppsala (1968)
b) Teologia delle realtà terrene
c) L’Evangelii Nuntiandi e teologia della missione: introduzione al pensiero di Johannes Hoekendijk


1. La società moderna: eredità e futuro
1.1 Sviluppo a quale prezzo?
1.2 Verso una morale Planetaria:
a. Il rapporto uomo-natura
b. Patto generazionale


2. Il vangelo della vita e la teologia della natura
2.1 La visione «antiquata» del mondo e il «principio responsabilità»
2.2 La creazione
2.3 Il rispetto della natura nell’AT
2.4 Il vangelo della Vita predicato da Gesù
2.5 Responsabilità cristiana ed ecologia


3. Dalla giustizia alla misericordia
3.1 Giustizia, sicurezza e pace
3.2 Il sermone del monte e l’esercizio cristiano della giustizia
3.3 Il principio-misericordia come programma di vita


4. Per una salvezza integrale e armonica
4.1 Chiesa e segni dei tempi
4.2 Dottrina sociale della chiesa
4.3 La salvezza nell’armonia del dialogo ecumenico e nel pluralismo cultural e religioso [Hoekendijk, Rütti, Dupuis, Duquoc]Conclusione

5. Conclusione


Bibliografia
• Testo base per il corso: MOLTMANN Jürgen, La giustizia crea futuro. Una politica ispirata alla pace e un’etica fondata sulla creazione in un mondo minacciato, Queriniana, Brescia 1990.
• Del testo di Moltmann interessa soprattutto le sue riflessioni sulla teologia della creazione e il rapporto che c’è tra giustizia e pace.

Nel pensiero di Moltmann si possono distinguere due momenti: da una parte la sua teologia della speranza [cfr. MOLTMANN Jürgen, Teologia della speranza. Ricerche sui fondamenti e sulle implicazioni di una escatologia cristiana, Queriniana, Brescia 1970. La prima edizione è dal 1964], e da un’altra la sua teologia sul Dio crocifisso [cfr. Moltmann Jürgen, Il Dio crocifisso. La croce di Cristo, fondamento e critica della teologia cristiana, Queriniana, Brescia 1973. La prima edizione è dal 1972]. Moltmann nel suo tentativo di dialogo con Ernst Bloch [cfr. P. A. SEQUERI, Escatologia e teologia. Infrastruttura concettuale del discorso su «Dio» come «futuro», La Scuola Cattolica, Venegono Inferiore (VA) 1975, 41-49], nel mettere in risalto il novum —dicendo che la speranza cristiana è indirizzata ad un novum ultimum, alla nuova creazione di tutte le cose ad opera del Dio del Cristo risorto—, inteso come un futuro:

EX-CURSUS:(Non si tratta dell’idea convenzionale di futuro, ma dal punto di vista teologico, si parla del futuro che viene con la risurrezione di Gesù Cristo. Moltmann sostiene che la parola tedesca Zukunft esprime l’idea di futurum come quella di adventus. Futuro sarebbe quello che de-viene e anche quello che ad-viene. La differenza tra queste due espresioni del futuro sta nel fatto che futurum è il risultato dei dati già offerti dal presente o dal passato; mentre adventus significa qualcosa di completamente nuovo. Come adventus il futuro può soltanto essere anticipato nel presente, mai però estrapolato da esso)FINE EX-CURSUS.


che supera i limiti imposti dal primum e dall’ultimum della tradizione giudeo-cristiana, abbia trascurato il continuum, e di conseguenza, la forza del presente; «questa esasperazione del futuro rende il presente solo occasione e motivo di speranza, ma non chiarisce, né lo può, la presenza operante della salvezza qui e adesso. In lui il non-ancora soffoca il già» [cfr. G. COLZANI, «La croce come fondamento ed orizzonte della promozione umana sviluppo e riflessione sulla teologia politica di J. Moltmann», in La Scuola Cattolica 105 (1977), 323].
• Quindi il testo di Moltmann ci interessa per lo sviluppo articolato che fa dei temi che ci occupano: pace, giustizia, e salvaguarda del creato, anche non sempre si condivida pienamente la sua impostazione teologica.
• Altri testi verranno presentati nello svolgersi del corso, comunque la bibliografia preliminare potete trovarla nel blog del professore oppure in copisteria.

Svolgimento e verifica
• Il corso prevede lezioni magistrali, letture personali e almeno un lavoro scritto.
• Modalità di verifica: Colloquio orale a partire del lavoro scritto e delle letture guidate.


INTRODUZIONE

a. DUE PUNTI DI RIFERIMENTO: GAUDIUM ET SPES (1965) E UPPSALA (1968)

Bibliografia
(I) CONCILIO VATICANO II, Costituzione Pastorale Gaudium et Spes (7 dicembre 1965), ENCHIRIDION ECUMENICUM, Vol. 1, EDB, Bologna 1985, 772-965; DE RIEDMATTEN H. – RAHNER K. – CHENU M.-D. – SCHILLEBEECKX E. – HEYLEN V. – DONDEYNE A. – LEBRET L. J. – CALVEZ J.-Y – DUBARLE D. – LAWRENCE J. – REID J. K. S., La chiesa nel mondo contemporaneo. Commento alla costituzione pastorale “Gaudium et Spes”, Queriniana, Brescia 1966; G. COLZANI, «A quarant’anni dalla “Gaudium et Spes”. La legge di ogni evangelizzazione», in Rivista di Scienze Religiose, 19 (2005), 437-468.
(II) ENCHIRIDION ŒCUMENICUM, Vol. 5: CEC. Assemblee Generali 1948-1998, Dehoniane, Bologna 2001, 346-586; per la genesi del Consiglio Ecumenico delle Chiese, cfr. VISSER’T HOOFT W. A., «La genesi del Consiglio Ecumenico delle chiese», in R. ROUSE – S. CH. NEILL (a cura di), Storia del movimento ecumenico dal 1517 al 1948, vol. 3: Dalla Conferenza di Edimburgo (1910) all’Assemblea ecumenica di Amsterdam (1948), EDB, Bologna 1982, 521-576.


(I) Gaudium et Spes (1965): La nostra riflessione in questo corso parte dell’apertura che la Costituzione Pastorale Gaudium et Spes dimostra verso i più diversi aspetti della vita degli uomini: la politica, la cultura, lo sviluppo tecnico e scientifico, ecc. A partire del n. 1 è evidente l’apertura; secondo questo documento tutti gli aspetti della vita degli uomini entrano nel piano di salvezza di Dio e quindi, il dialogo diventa così una priorità della missione della chiesa nel mondo contemporaneo.

Attualmente i temi messi in risalto dalla GS hanno per tutti noi una grande importanza; invece questo documento conciliare è uno di quelli che non sempre è stato ben visti dalla critica teologica, veniva considerato poco preciso nelle sue formulazioni teologiche e quindi finora è citato solo in punti isolati e non nel suo insieme contenutistico [su queste riflessioni cfr. H. POTTMEYER, «Hacia una nueva fase de recepción del Vaticano II. Veinte años de hermenéutica del Concilio», in G. ALBERIGO – J.-P. JOSSUA (eds.), La recepción del Vaticano II, Cristiandad, Madrid 1987, 49-67].

È insito nella genesi storica di questo documento che la chiesa non ha senso solo nella sua costituzione interna (ad intra), che poi sarà il tema della Lumen Gentium, del De Ecclesia, ma che ha anche una sua espressione verso il mondo (ad extra). Questa è l’idea di fondo che il Cardinale Suenens (arcivescovo di Malines e Bruxells), assecondato da Montini, vuole trasmettere ai padri conciliari. Diceva Suenens: «il mondo propone alla chiesa questioni estremamente gravi, e attende da essa una risposta» e sottolineava fra i temi più scottanti: (1) la vita della persona umana; (2) la giustizia sociale; (3) l’evangelizzazione dei poveri e le condizioni perché la testimonianza cristiana giunga a loro; (4) la pace internazionale e la guerra. Le stesse intuizioni si possono trovare anche in alcuni discorsi di Giovanni XXIII [cfr. H. DE RIEDMATTEN, «Storia della costituzione pastoral», in DE RIEDMATTEN H. – RAHNER K. – CHENU M.-D. – SCHILLEBEECKX E. – HEYLEN V. – DONDEYNE A. – LEBRET L. J. – CALVEZ J.-Y – DUBARLE D. – LAWRENCE J. – REID J. K. S., La chiesa nel mondo contemporaneo, 19-59].

A tale punto si percepisce la novità di questo documento, che Rahner affermerà trattasi di una «dichiarazione conciliare di tipo assolutamente nuovo», aggiungendo subito che «non è facile, tuttavia, dire che cosa sia propriamente una costituzione pastorale». Il documento è diviso in due parti, una prima parte dottrinale e una seconda parte più legata alle più concrete situazioni temporali. Forse per questa sua concretezza nel presentare e descrivere i fatti storici rischia la variabilità dei suoi argomenti. Rahner, ricordando la LG dirà che nell’essenza della chiesa non rientra soltanto l’elemento istituzionale, fatto di dottrina comune, di sacramenti e di diritto, ma anche l’elemento carismatico, in questo senso le istruzioni della chiesa, in quanto decisioni dei titolari d’ufficio della chiesa, sono istruzioni carismatiche, date sotto l’assistenza dello Spirito alla chiesa. Giunge così ad una definizione di costituzione pastorale: la natura di una “costituzione pastorale” consiste in istruzioni della chiesa, rivolte in primo luogo ai suoi membri, e in certo modo anche a tutti gli uomini che sono disposti ad ascoltarla, istruzione che, nella situazione del presente penetrata in modo carismatico, vengono promulgate come decisioni della chiesa in ordine alla “chiamata” carismatica di Dio [cfr. K. RAHNER, «La problematica teologica di una costituzione pastorale», in DE RIEDMATTEN H. – RAHNER K. – CHENU M.-D. – SCHILLEBEECKX E. – HEYLEN V. – DONDEYNE A. – LEBRET L. J. – CALVEZ J.-Y – DUBARLE D. – LAWRENCE J. – REID J. K. S., La chiesa nel mondo contemporaneo, 61-83].

La questione interessante è la centralità che i valori terreni hanno in questo documento. Fino ai giorni del Concilio e anche nei giorni nostri notiamo una costante separazione tra la vita terrena e la religione. Questo è grave quando si tratta non di una distrazione ma di un atteggiamento voluto e cercato per non confrontarsi con i problemi che scuotono il mondo; in tale atteggiamento la prassi della fede e la religione diventano una sorta di rifugio di alcuni eletti la cui missione si restringe alla custodia delle loro fondamenta, rifiutando ad ogni costo il dialogo. Ora, in un mondo nel quale l’uomo diventa sempre più il centro e l’artefice della storia ci si deve porre la questione: che relazione esiste fra la prospettiva futura terrena e la speranza cristiana di un compimento escatologico? Qual è il rapporto fra l’umanizazzione e il Regno di Dio? [cfr. E. SCHILLEBEECKX, «Fede cristiana ed aspettative terrene», in DE RIEDMATTEN H. – RAHNER K. – CHENU M.-D. – SCHILLEBEECKX E. – HEYLEN V. – DONDEYNE A. – LEBRET L. J. – CALVEZ J.-Y – DUBARLE D. – LAWRENCE J. – REID J. K. S., La chiesa nel mondo contemporaneo, 103-135].

Il risultato sarà un gesto di apertura dialogica da parte della chiesa al mondo, che, scrutando i segni dei tempi, mette al centro del dibattito una serie di questioni che interessano all’uomo: (1) Il matrimonio e la famiglia; (2) La promozione e il progresso della cultura; (3) La vita economica e sociale; (4) La comunità politica; (5) La guerra e la pace. Di alcuni di questi elementi ci occuperemmo in questo corso. Ma prima identifichiamo alcuni elementi del documento che hanno attualità nel presente .

Penso che attualmente a nessuno sfugga il fatto che il Concilio abbia permesso al cattolicesimo di accedere a un nuovo livello di autocoscienza, avendo fatto sì che la chiesa sperimentasse questa apertura mondiale e integrale. E non solo questo, se i centri più forti di diffusione cristiana si trovano attualmente nelle chiese del Terzo Mondo, ciò significa, da una parte che i problemi di queste chiese passano (o dovrebbero passare) al centro del dibattito teologico, e in secondo luogo che una tale emergenza delle chiese giovani richiama un governo decentralizzato della chiesa, e qui si possono ricordare le parole di LG 13: Così pure esistono legittimamente in seno alla comunione della Chiesa, le Chiese particolari, con proprie tradizioni, rimanendo però integro il primato della cattedra di Pietro, la quale presiede alla comunione universale di carità, tutela le varietà legittime e insieme veglia affinché ciò che è particolare, non solo non pregiudichi l'unità, ma piuttosto la serva. Mi domando se queste pluralità di chiese non ci faccia pensare ad una chiesa consapevole della sua multiculturalità e ad un governo policentrico della stessa.

Come ricorda Colzani, solo uno sviluppo posteriore ha permesso alla GS di superare se stessa. L’apertura della chiesa al mondo rimane troppo legata alla problematica occidentale, si pensi ad esempio al grande spazio che dedica al tema dell’ateismo e praticamente nulla ai problemi di America Latina, Africa e Asia. Come ricorda anche G. Gutiérrez, il documento addolcisse i forti contrasti fra classi sociali e diversi paesi. Il pieno superamento dei vuoti lasciati dalla GS sono stati colmati da alcuni documenti della dottrina sociale della chiesa (Populorum Progressio: 1967; Octogesima Adveniens: 1971), delle chiese locali (Medellín: 1968), infine dai sinodi, quello del 1971 e il sinodo episcopale di 1976 che poi diventa l’EN di Paolo VI.

Vengono segnalate alcune sfide odierne: (a) Globalizzazione, multiculturalità e comunicazione della fede; (b) Dialogo interreligioso e fondamentalismo; (c) Missione mondiale: secolarizzazione, etica e povertà [cfr. G. COLZANI, «A quarant’anni dalla Gaudium et Spes. La legge di ogni evangelizzazione», in Revista di Scienze Religiose 19 (2005), 437-468].


(II) Uppsala (1968): Il secondo documento a cui faremmo riferimento sará il testo della quarta assemblea generale del CEC: Ecco, io faccio nuove tutte le cose realizzata a Uppsala (Svezia) del 4 al 20 luglio 1968.

Il CEC (Consiglio Ecumenico delle Chiese – Conseil Œcuménique des Églises – World Council of Churches) ha sede a Ginevra ed è stato fondato nel 1948 ad Amsterdam, si definisce come «un’associazione fraterna di chiese che confessano Gesù Cristo come Dio e Salvatore secondo le Scritture e si sforzano di rispondere insieme alla loro comune vocazione per la gloria di Dio solo, Padre, Figlio e Spirito Santo» [cfr. J.-P. WIILLAIME, «Il Consiglio Ecumenico delle Chiese. Gli ecumenismi», in J.-M. MAYEUR (a cura di), Storia del cristianesimo. Religione, politica, cultura, Vol. 13: Crisi e rinnovamento dal 1958 ai giorni nostri, Borla/Città Nuova, Roma 2002, 142-160].

Uppsala rappresenta una tappa e un evento importante nella storia della chiesa: essa seppe riunire le chiese che intendevano fare ecumenismo su un piano di uguaglianza. Nell’intervallo tra New Delhi (1961) e Uppsala (1968) c’era stato il concilio Vaticano II (1963-1965), attraverso il quale la chiesa cattolica romana si era aperta all’ecumenismo. Il lavoro di questa Assemblea venne articolato in sei temi: (1) unità e cattolicità della chiesa, intese nel piano di Dio nella storia (unità della chiesa come segno dell’unità dell’umanità); (2) rinnovamento della missione, anche attraverso una nuova apertura al mondo, alle sue aspirazioni e alle sue realizzazioni; (3) maggior dialogo con il mondo per un annuncio più efficace del vangelo; (4) rinnovo delle strutture della chiesa in ordine alla missione; (5) ripensamento del senso del culto; (6) adozione di “nuovi stili di vita” per le scelte e le decisioni nella comunità cristiana.

Tuttavia l’assise fu influenzata più dalla situazione storica del cambio culturale che non da quella specifica dell’unità della chiesa. Sotto la spinta della contestazione studentesca e del contraccolpo dell’assassinio di Martin Luther King (avvenuto nello stesso anno), fu l’assemblea più difficile ma anche la più ricca.

L’assemblea s’interessò delle questioni della politica internazionale, della distribuzione delle ricchezze tra nord e sud, del razzismo (apartheid soprattutto). Nel messaggio iniziale possiamo leggere le seguenti parole:

L’entusiasmo per le nuove scoperte scientifiche, la protesta delle rivolte studentesche, l’impressione suscitata dagli assassini, lo scoppio di guerre: questi eventi segnano l’anno 1968. In questo clima l’assemblea di Uppsala è riunita prima di tutto per ascoltare.

Abbiamo udito il grido di coloro che desiderano ardentemente la pace; degli affamati e degli sfruttati che chiedono pane e giustizia; delle vittime di discriminazioni che invocano dignità umana; e della crescente moltitudine di coloro che cercano un significato da dare alla vita.

Dio sente queste grida e ci giudica. Egli anche pronuncia la parola di liberazione.

Noi cristiani manifesteremo la nostra unità in Cristo allacciando una piena fraternità con coloro che appartengono ad altre razze, classi, età convinzioni religiose e politiche nel posto dove noi viviamo. Soprattutto cercheremo di sconfiggere il razzismo ovunque esso appaia.

LETTURA CONSIGLIATA: G. Colzani, «A quarant’anni dalla Gaudium et Spes. La legge di ogni evangelizzazione», in Rivista di Scienze Religiose 19 (2005), 437-468. [È IN COPISTERIA]

1 comentario:

Anónimo dijo...

GRAZIE PROFESSORE PER CONDIVIDERE LA VOSTRA SPERIENZA MISSIONERA NELLA INSEGNAZA DELLA SUA CONOSCENZA TEOLOGICA SULLA REALTA D'OGGI NEL QUI ED ORA DEL MONDO PRESENTE, PER AIUDARCI A CAPIRE CHE LA SALVEZZA OFERTA PER LA RIFLEXIONE MISSIONERA E INTEGRALE.

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