martes, 11 de noviembre de 2008

LEZIONE n. 4: POLITICA, ECONOMIA, ECOLOGIA...

LEZIONE Nº 4


(11.11.08) Aula XXVII 3ª Ora: 10,20-11,05 4ª Ora: 11,10-11,55

MLC1006 Politica, economia, ecologia: forme di sviluppo e ruolo della chiesa


Sviluppo a quale prezzo? (continuazione)


Per capire la situazione sociale ed economica attuale bisogna andare a rivedere alcune premesse.

Il rapporto tra ragione oggettiva e ragione soggettiva
Lettura consigliata:
Horkheimer Max, Eclisse della ragione. Critica della ragione strumentale, Einaudi, 1969, 2000.

Nella tesi di Horkheimer il concetto di progresso e quello di tecnica sono entrati in crisi nel momento in cui le forze economiche dominanti e la scienza, nella sua forma ideologica, hanno compresso e adoperato la ragione in modo strumentale. La crisi però non ha coinvolto solo gli scienziati e i tecnocrati ma minaccia a tutta l’umanità.

Il primo passo per capire la crisi è analizzare il concetto di razionalità che è alla base della società industriale e tentare di capire se la sua concezione non contenga elementi che possano viziarla in modo essenziale.

Due cose costatiamo: prima, che le forme di sviluppo tecnico attuali sono tante; però, allo stesso tempo, non tutta la gente ne può godere i frutti e poi nessuno si sente al sicuro. Basti pensare che nessuno di noi, semplici mortali, sicuramente ha voluto vedersi nell’attuale crisi economica e tuttavia, senza averla provocata, noi dobbiamo subirla e aiutare, con le tasse, a pagarla.


Si suppone che lo sviluppo tecnico serva al progresso dell’uomo, ma è qui il paradosso: l’uomo minacciato di essere disumanizzato da quello che dice di volerlo aiutare. In questo modo la ragione invocata a motivo del progresso è quella che distrugge la ragione stessa.

Ragione soggettiva
Alla ragione soggettiva interessa soprattutto il rapporto tra mezzi e fini. Essa non attribuisce molta importanza alla questione se gli scopi siano ragionevoli in sé.

La ragione soggettiva si oppone alla ragione oggettiva, quest’ultima esisteva già dai tempi di Platone e Aristotele, secondo questa concezione la ragione non esisteva nella mente delle persone ma anche nel mondo oggettivo. Si capisce subito che tale visione deve affermare l’esistenza di una ragione universale, superiore, della quale la ragione soggettiva è soltanto una sua espressione. La priorità nella r. oggettiva sono i fini, non i mezzi: il bene supremo, il destino umano, ecc.

La ragione oggettiva. sostiene che la ragione fa riferimento a un principio immanente alla realtà, mentre la r. s. la vede come una facoltà della mente.

La ragione soggettiva può essere intessa come la capacità di calcolare le probabilità e di coordinare i mezzi adatti con un dato fine.

La crisi della ragione inizia dunque quando si nega la sua oggettività o quando viene vista come un’illusione. Questa negazione porta a una formalizzazione della ragione. La separazione tra ragione e religione indebolì l’aspetto oggettivo della prima e a formalizzarla, come è evidente dell’Illuminismo.

Di conseguenza il pensiero, secondo queste teorie, può servire per qualunque scopo, buono o cattivo. Diventa uno strumento, ma non deve avere la pretesa di stabilire le norme della vita sociale o individuale. Così la ragione viene subordinata. Invece in filosofi come Socrate la ragione non era semplicemente uno strumento per regolare i rapporti tra mezzi e fini, addirittura li può stabilire.

La ragione soggettiva, vista nella sua formalità è adoperata dal positivismo per sottolineare la separazione dal contenuto oggettivo; nell’aspetto strumentale sottolineato dal pragmatismo, è messo in rilievo il suo piegarsi a contenuti eteronomi.

(a) Il pragmatismo ha come nucleo la dottrina che idee, concetti, teorie sono solo schemi o progetti d’azione, e che quindi sono veri solo quando ed in quanto hanno successo. È questa una dottrina che afferma che le nostre speranze sono esaudite e le nostre azioni hanno successo non perché le nostre idee sono vere, ma che le nostre idee sono vere perché le nostre speranze vengono esaudite e le nostre azioni hanno successo. La verità qui è sinonimo di probabilità o, meglio, di “calcolabilità”.
(b) Il positivismo ha la tendenza a prendere il posto del dogmatismo che attaccava nella religione; dimentica che la scienza naturale come concepita da loro è soprattutto uno strumento della produzione, uno dei molti elementi del processo sociale. La dottrina positivistica considera lo strumento “scienza” come l’automatico campione del progresso. Se Platone voleva mettere a capo del suo stato ideale i filosofi, i tecnocrati vorrebbero che la società fosse governata dagli ingegneri.
Come qualunque altro credo, la scienza può essere piegata al servizio delle più diaboliche forze sociali, e lo scientismo non ha vedute meno ristrette della religione militante.

Per il pragmatista conta un solo genere di esperienza: l’esperimento.

Quali sono le conseguenze del formalizzarsi della ragione?
1. I concetti quali giustizia, eguaglianza, felicità... perdono la loro radice intellettuale. Sono ancora scopi e fini, ma non esiste più nessuna entità razionale autorizzata a darne un giudizio positivo e a mettergli in rapporto con una realtà oggettiva.
2. Esiste solo un’autorità, cioè la scienza, intessa come classificazione dei fatti e calcolo delle probabilità.
3. Porta alla manipolazione delle idee e alla propaganda di bugie.
4. La trasformazione di tutti i prodotti —l’arte, la musica— in beni di consumo.

Ragione oggettiva
Indica da una parte, come essenza di essa, una struttura immanente alla realtà che di per sé impone in ogni caso specifico uno specifico tipo di comportamento, si tratti di un atteggiamento pratico o teoretico.


Osservazioni finali:
1. L’intelletto umano non è un’entità assoluta isolata e indipendente: è stato dichiarato tale solo in conseguenza della suddivisione sociale del lavoro e al fine di giustificare quest’ultima sulla base della pretesa costituzionale naturale dell’uomo.
2. Per essere un uomo intelligente non basta saper ragionare in modo esatto: intelligente è l’uomo la cui mente è aperta alla percezione di contenuti oggettivi, colui che sa vederne le strutture essenziali e renderle in linguaggio umano.
3. Finché la scienza non ritira le sue accuse, deve giustificare i propri principi fondamentali —soprattutto l’identità tra verità e scienza— e deve spiegare perché considera scientifici certi procedimenti.
4. Com’è possibile stabilire che cosa può essere chiamato a buon diritto scienza e verità, se tale determinazione presuppone a sua volta metodi idonei a stabilire la verità scientifica?
5. La ragione soggettiva è l’atteggiamento dello spirito che si adatta consapevolmente e senza riserve all’alienazione di soggetto e oggetto, al processo sociale di reificazione, per timore che altrimenti esso sfoci in irresponsabilità, arbitrarietà, e diventi un semplice giuoco d’idee. I sistemi odierni della ragione oggettiva rappresentano invece un tentativo di evitare che l’esistenza sia abbandonata alla mercé del caso cieco. Ma i difensori della r. o. corrono il rischio di non saper tenere il passo con gli sviluppi dell’industria e della tecnica, di difendere valori illusori e di dar vita a ideologie reazionarie. La ragione soggettiva tende al materialismo volgare, così la ragione oggettiva rivela un’inclinazione al romanticismo.
6. Il rapporto fra la concezione soggettiva e oggettiva della ragione deve essere considerato alla luce dei rapporti tra spirito e natura, soggetto e oggetto. C’è un’interdipendenza fra ragione soggettiva e ragione oggettiva. Falso non è l’uno o l’altro di questi due concetti, bensì l’ipostatizzazione di uno di essi a spese dell’altro. Quest’ultima è la conseguenza della contraddizione fondamentale insita nella condizione umana.
7. Dal momento in cui la ragione divenne lo strumento del dominio esercitato dall’uomo sulla natura umana ed extraumana, quindi quando nacque, essa fu frustrata nell’intenzione di scoprire la verità. Ciò dovuto al fatto ch’essa ridusse la natura alla condizione di semplice oggetto. Ma la ragione può essere più che natura solo rendendosi conto della sua “naturalità”.

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