martes, 21 de octubre de 2008

LEZIONE n. 3: POLITICA, ECONOMIA, ECOLOGIA...[TERZA LEZIONE]


LEZIONE Nº 3

(21.10.08) Aula XXVII
3ª Ora: 10,20 – 11,05 4ª Ora: 11,10 – 11,55
MLC1006 Politica, economia, ecologia: forme di sviluppo e ruolo della Chiesa.



1. LA SOCIETÀ MODERNA: EREDITÀ E FUTURO
L’obbiettivo in questa parte è quello di capire in passaggio dall’età moderna all’età contemporanea passando per il concetto di postmodernità. Identificare gli elementi che hanno portato al mito dello sviluppo e come siamo arrivati alla situazione attuale.

Bibliografia: G. Colzani, Antropologia teologica. L’uomo: paradosso e mistero, EDB, Bologna 1988, 19972, 14-20; A. Llano, La nueva sensibilidad, Espasa, Madrid 1988, 75-91; L. Boff, «Modernità/Postmodernità», in V. Fabella – R. S. Sugirtharajah (edd.), Dizionario delle teologie del Terzo Mondo, Queriniana, Brescia 2004, 228-229; J.-F. Lyotard, La condizione postmoderna. Rapporto sul sapere, Feltrinelli, Milano 1985, 200516 [La condition postmoderne, Les Editions de Minuit, Paris 1979]; C. Dotolo, Un cristianesimo possibile. Tra postmodernità e ricerca religiosa, Queriniana, Brescia 2007, 17-49.


1.1 Sviluppo a quale prezzo?

Il concetto di modernità. Cosa si intende per modernità?

Non è possibile dare una definizione in poche righe di cosa sia la modernità, però qualche indicazione è necessaria. Nella visione dei teologi del Terzo Mondo per modernità s’intende il movimento storico e sociale che si è sviluppato nel sedicesimo secolo e ha avuto come soggetto principale la borghesia emergente, con il suo progetto di conquista economica, politica e culturale del mondo. Lo spirito della modernità si situa nella volontà di potere (dominio) basata sull’iniziativa individuale. La modernità ha infatti occidentalizzato il mondo, distruggendo le differenze, sottomettendo culture e razze, sfruttando sistematicamente le risorse della natura e rafforzando il patriarcato. La modernità ha creato la prima civiltà mondiale basata sulla tecnologia, la scienza e i valori occidentali.

Nel suo rapporto col cristianesimo la modernità è l’insieme di strutture sociali che si svilupparono dopo l’epoca confessionale e che divennero decisivi con l’illuminismo e l’industrializzazione. Il centro della modernità è la soggettività umana, pensata come indipendente da Dio e dal mondo, si salda cioè all’emancipazione umana e alla razionalizzazione di tutti gli aspetti della vita. M. Weber identifica quattro pilastri della modernità: (a) la funzione della scienza; (b) l’organizzazione capitalistica del processo economico; (c) la forma moderna dello stato; (d) l’ethos razionale della vita.

(a) Il rischio di un impoverimento, di uno svuotamento del senso della vita si fa grande là dove l’attività scientifica si separa sempre più da una finalità umana e rincorre una logica di efficienza che trova i suoi significati in se stessa, indipendentemente dalla persona.
(b) L’organizzazione capitalistica del processo economico mira a perseguire il vantaggio individuale nella convinzione che questo favorirà realisticamente il bene della collettività.
(c) La forma moderna dello stato pensa il potere politico sulla base dell’uguaglianza e della libertà dell’uomo: di conseguenza il potere sull’uomo non è dono di Dio né fatto di natura ma è il risultato di un contratto sociale. Il contratto è fondato sulla dignità della persona. Ma non sempre lo stato riesce a dare risposte alle domande esistenziali dell’uomo.
(d) Infine la modernità si lega a un ethos razionale, a una progressiva egemonia del soggetto razionale. Con Cartesio si incomincia a parlare di un’autocertezza, uno stare fondato su se stesso, a partire del pensiero illuminista si esalta la ragione autonoma contro ogni forma di dipendenza autoritaria e tradizionale, giunge al suo vertice nell’idealismo hegeliano che esalta lo Spirito assoluto, dal quale il reale è soltanto un momento. La conclusione è la nullificazione dell’oggetto e del reale, resi puro concetto, puro “fenomeno” totalmente disponibile alla ragione, puro prodotto linguistico.

Tutti questi elementi vengono introdotti sotto la categoria di progresso. Questa idea prevede il perfezionamento e il benessere dell’uomo. Ed è vero che sono stati raggiunti grandi risultati in tale senso. Ma il prezzo pagato in termini ecologici è stato devastante. Il progresso inteso in senso industriale e tecnico ha bisogno di ingenti quantità di energia, non sempre rinnovabile, e le scorie risultanti della produzione industriale non sempre sono facili da smaltire e riciclare.

Il risultato è che l’autoaffermazione dell’uomo, quale si è data nel contesto della modernità, è entrata in una fase di crisi e di ripensamento: la coscienza del tasso di irrazionalità e di violenza che accompagnano una razionalità strumentale impone una nuova ripresa dell’autoaffermazione dell’uomo.

Contraddizioni...
1. Il progresso aveva promesso ricchezza invece la povertà aumenta. Viviamo non soltanto in una società di classi, ma anche nelle cosiddette “società dei due terzi”. Società in cui due terzi della popolazione tengono il restante terzo al di sotto della soglia di povertà.
2. Con le scelte del presente, come risulta chiaro nell’attuale crisi economica mondiale, acquistiamo debiti che non riusciremmo a pagare e che vanno sulle spalle dei nostri figli.
3. Le società moderne hanno inventato una forma di difesa: il deterrente nucleare. Soltanto che questa forma di difesa può ucciderce tutti, cioè non difende nessuno.
4. La ricchezza prodotto dalla modernità ha impoverito irreparabilmente gran parte della natura.

...e paradossi della modernità
1. La modernità ha ridotto l’escatologia antropologicamente, argomentando che era possibile realizzare in terra il sogno della felicità eterna, ma così facendo la fa diventare utopia, cioè aspettativa profana ideologicamente strumentalizzata. La coscienza storica entra in conflitto con la coscienza utopica: il semplicismo ideologico viene smentito continuamente dalla complessità del dato storico. La visione della storia come progresso lineare, allontanandosi dal tempo vitale disperde il tempo storico. In questo senso la coscienza storica moderna genera, non solo il disinteresse per la storiografia, ma la coscienza di essere entrati in un periodo post-storico, nel quale niente realmente nuovo può accadere.
2. La scienza moderna è, anzitutto, una ricerca esperimentale della natura. Ma qui esperimento significa addomesticare l’esperienza stessa, nel senso che l’esperimento obbliga la natura a rispondere con un sì o con un no a domande formulate a partire da un quadro concettuale imposto per il soggetto conoscente. La realtà umana si riduce a ciò che l’uomo abbia di scientificamente oggettivabile. In questo modo l’uomo è misurato con lo stesso metro delle cose materiali e ridotto ad essere un frammento più o meno sofisticato di materia. Se l’uomo vuole seguire affermando la sua libertà e dignità il risultato è un antropomorfismo; è come se l’uomo diventasse una proiezione di se stesso.
3. «Ciò che si produce alla fine del XVIII secolo, al momento della prima rivoluzione industriale, è la scoperta della reciprocità: niente tecnica senza ricchezza, ma anche niente ricchezza senza tecnica. Un dispositivo tecnico esige un investimento; ma, dato che ottimizzare la prestazione cui è applicato, può anche ottimizzare il plusvalore che risulta da questa prestazione migliorata. Basta che il plusvalore sia realizzato, cioè che il prodotto della prestazione sia venduto. E possiamo completare il sistema nel modo seguente: una parte del prodotto della vendita è assorbito dai fondi di ricerca destinati a migliorare ulteriormente la prestazione. È in questo preciso momento che la scienza diviene forza produttiva, vale a dire un momento della circolazione del capitale» (Lyotard, p. 82).

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